4° seminario
11 febbraio 2011 - Università Magna Graecia di Catanzaro
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“Il liberalismo e il problema dei beni pubblici”, un tema davvero interessante ed attuale, è stato quello svolto dal prof. Nicola Iannello, dell’Università LUMSA di Roma, in occasione del 4° seminario della Scuola di Liberalismo “Ludwig von Mises” - III Edizione di Catanzaro,presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Magna Graecia di Catanzaro. Dinanzi ai numerosi partecipanti, che ormai seguono assiduamente il corso di formazione politica, Sandro Scoppa, presidente della fondazione organizzatrice, ha introdotto l’argomento sottolineando come sino alla fine dell’Ottocento, l’area di intervento dello Stato, nella fornitura dei cosiddetti beni pubblici, risultava demarcata con rigore e poteva considerarsi nel compimento di beni e servizi che i privati non avrebbero potuto realizzare o non avrebbero potuto realizzare senza profitto. Nel secolo successivo, tale frontiera è stata scardinata allorché, alla sovranità delle legge, si è sostituita la sovranità popolare, ed è stata posta in discussione, sulla spinta in particolare delle teorie keynesiane, la regola del bilancio pubblico in pareggio. Il prof. Iannello, a sua volta, ha sviluppato la sua approfondita relazione evidenziando che, sin dalle sue origini, il pensiero liberale si confronta con il problema dei beni pubblici, per i quali si deve all’ economista Paul Samuelson, che ha forgiato i concetti di non escludibilità e non rivalità, l’elaborazione della teoria più compiuta. La tradizione liberale - ha quindi aggiunto Iannello - vive di questa feconda discussione, che si traduce nella riflessione sulla legittimità potere politico e le sue limitazioni e coincide con l’individuazione degli spazi rispettivi del mercato e dello Stato nella produzione di beni e servizi per i cittadini. I pensatori liberali si sono posti di fronte a tale problema con atteggiamenti differenti non mancando, però, di sottolineare come gli scambi di voto in Parlamento fra i gruppi di interesse e la mancanza di adeguate regole economiche hanno trasformato i beni pubblici in una sorta di “cavallo di Troia” dell’interventismo legislativo ed economico. Tutto ciò - ha infine rilevato il relatore - ha dilatato a dismisura, e senza alcun controllo, i compiti dello Stato e, dal punto di vista economico, ha comportato un rapido e costante aumento della spesa pubblica, con l’instaurazione di quella che James Buchanan ha chiamato la “democrazia in deficit”. Numerosi e degni di nota sono stati gli interventi dei partecipanti al seminario, i quali, attaverso le loro domande ed appropriate considerazioni, hanno arricchito il dibattito ed il tema sviluppato dal relatore.