6° seminario La tradizione francese del Liberalismo.
Bastiat, Constant, Tocqueville, De Molinari prof. Nicola Iannello - Università LUMSA di Roma 26 febbraio 2010 - Università Magna Graecia di Catanzaro
La storia e le esperienze politiche della Francia sono particolarmente adatte per una comprensione delle vicende e dei concetti del pensiero liberale. Il paese transalpino, infatti, è stato teatro di uno sconvolgimento rivoluzionario che ha reso la sua politica e le sue istituzioni un laboratorio dove sono state sperimentate le idee protagoniste della cultura e della politica contemporanee. Non è un caso che la parola socialismo venga coniata in Francia negli anni Trenta dell’Ottocento, proprio in opposizione al marcato individualismo della cultura liberale del paese. Lo shock provocato dalla Rivoluzione cominciata nel 1789 ha stimolato molti pensatori a riconsiderare il concetto di libertà alla luce dei problemi posti dal conflitto sociale e politico tipico della società industrializzata.
La Francia passa dall’Ancien régime alle lotte operaie di Parigi del giugno 1848 e alla Comune del 1871 – un esperimento istituzionale anarcosocialista – nel giro di un secolo, un lasso di tempo che assiste peraltro anche alla decapitazione di un re e alla deposizione di un altro paio, all’ascesa e alla caduta di due imperatori. In quest’epoca tumultuosa, il liberalismo si confronta con il pensiero democratico e con il socialismo.
Benjamin Constant raccoglie la sfida di Jean-Jacques Rousseau, dando una risposta liberale all’enigma della sovranità popolare: questa non significa automaticamente un aumento della libertà individuale, in quanto democrazia e liberalismo rispondono a due domande diverse: chi deve comandare? nel primo caso, che poteri deve avere chi comanda? nel secondo.
Alexis de Tocqueville prende di petto il problema della democrazia, pungolato dalla domanda: perché la democrazia funziona negli Stati Uniti ma non in Francia? Senza tacere i pericoli derivanti dall’ingresso delle masse nel sistema politico, l’autore di La democrazia in America individua le ragioni del diverso esito della democratizzazione della società sulle due sponde dell’Atlantico nella struttura sociale dei due paesi.
Tutt’altro che secondario il ruolo degli economisti. Sulla scorta di Jean-Baptiste Say, alcune generazioni di studiosi tengono alta la fiaccola dei princìpi liberali. Frédéric Bastiat e Gustave de Molinari combattono tutte le forme di compressione degli spazi individuali, nel nome della proprietà, della responsabilità e della libertà.
Il prof. Nicola Iannello insegna Sociologia economica alla Lumsa di Roma. Tiene inoltre un corso dedicato alla Scuola Austriaca di economia alla Università Europea di Roma. La sua tesi di dottorato è stata pubblicata in volume col titolo L’ordine degli uomini. Antropologia e politica nel pensiero di Thomas Hobbes e di Jean-Jacques Rousseau (Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 1998). È autore di numerosi saggi sul pensiero liberale e libertario. Ha tradotto opere di Frédéric Bastiat, Ayn Rand e Murray N. Rothbard. Con Lorenzo Infantino ha curato il volume Ludwig von Mises: le scienze sociali nella Grande Vienna (Rubbettino, 2004).