“Miti e realtà dello statalismo” è stato il tema che il prof. Carlo Lottieri dell’Università degli Studi di Siena ha sviluppato al 2° seminario della Scuola di Liberalismo “Ludwig von Mises” 2017 presso l’ateneo Magna Graecia.
“Al termine statalismo possono ricollegarsi più significati”- ha evidenziato Sandro Scoppa, presidente della fondazione organizzatrice, nell’introdurre il seminario - “Esso, infatti, può essere impiegato per designare una concezione politica e un sistema di governo, e le conseguenti misure volte ad ampliare le competenze dello Stato, il quale finisce per controllare ampi settori o totalmente l’economia e la società”.
Tale termine si connota comunque negativamente, e può anche essere inteso oltre i confini politico-economici - ha ancora aggiunto Sandro Scoppa - fino a designare tutti coloro che invocano l’intervento del potere pubblico per imporre regole di vita e regolamentare qualsiasi ambito della vita associata.
Le origini dello statalismo sono antiche e possono essere fatte risalire al pensiero di Platone, il promotore della reazione contro la società aperta della democrazia ateniese, nel quale è contenuto il programma politico dello statalismo moderno.
Ha quindi preso la parola il prof. Carlo Lottieri, il quale ha innanzitutto evidenziato come lo Stato si basi sulla violenza e sulla conquista, ma si sia poi affermato costruendo una serie di miti volti a giustificazione del proprio potere.
A tale proposito la lezione di Bruno Leoni è stata cruciale, quando ci ha aiutato a capire che lo Stato va guardato per quello che è, senza farsi ingannare dalle ideologie. L’autore de ‘La libertà e la legge’ ci ha spinto a chiederci se quanto oggi è affidato alle cure dei poteri pubblici non possa essere meglio gestito da individui, imprese e realtà associative che operano nel libero mercato”.
Agli inizi della sua storia - ha quindi rilevato il relatore – lo Stato si è giustificato come garante di pace e sicurezza, salvo poi essere all’origine di ogni sorta di guerra e conflitto. In seguito, si è presentato come il tutore della dimensione comunitaria dell’esistenza, ma in realtà ha costruito nazioni del tutto artificiose che hanno spesso dissolto i veri legami storici su cui poggiava la società. Infine, ha voluto legittimarsi come strumento essenziale per garantire cure mediche, pensioni e istruzione: ma oggi dobbiamo ammettere che il welfare State è in totale bancarotta e che solo se riusciremo a sviluppare un welfare privato e alternativo potremo dare un futuro alla nostra civiltà.
Alla fine del seminario, il relatore ha ulteriormente approfondito gli argomenti trattati, interagendo con i partecipanti e rispondendo alle domande degli stessi.
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