Con il decimo e ultimo seminario, tenuto da Massimo Blasoni, impreditore e presidente del centro studi ImpresaLavoro su: «Direzione “Liberrima”, il viaggio verso il futuro», presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro, si è concluso il ciclo formativo della nona edizione della Scuola di Liberalismo “Ludwig von Mises”.
Dinanzi a un pubblico numeroso e attento, Sandro Scoppa, presidente della fondazione promotrice, ha aperto i lavori ripercorrendo innanzi tutto le tappe essenziali del corso, che si è sviluppato attorno alle teorizzazioni di Bruno Leoni, il filosofo e politologo torinese, universalmente considerato come uno dei pochissimi studiosi italiani di scienze sociali ad avere conseguito apprezzamenti internazionali.
Lo stesso presidente si è poi soffermato sugli alcuni aspetti essenziali che mostrano come si sia oltremodo dilata la sfera pubblica, con l’attribuzione di sempre più vaste competenze in materia economica e sociale allo Stato, che ha reso pervasiva la sua presenza nella società, e siano pertanto necessarie profonde riforme liberali per invertire decisamente la rotta.
Ha poi preso la parola Massimo Blasoni il quale ha sottolineato come la ricetta liberale sia a tutt’oggi la miglior risposta ai problemi del Paese: il rilancio dell’occupazione e la ripresa dell’economia sono possibili solamente attraverso la riduzione di tasse e imposte e dell’opprimente burocrazia.
Occorrono, però, un’azione radicale e la capacità di guardare al mondo con occhi nuovi – ha ancora aggiunto il relatore - abbandonando modelli ormai desueti e prendendo atto del fatto che l’organizzazione sociale che conosciamo non è l’unica possibile. Siamo solo abituati a pensarlo. Il fatto che uffici pubblici, scuola, sanità, pensioni, acqua siano attività gestite direttamente dallo Stato non è frutto di un ordine necessario.
Ma è possibile ipotizzare una società organizzata diversamente, con meno Stato e più ampi spazi per le attività private di imprese e famiglie, è un’ipotesi che pone l’accento su aspetti di libertà e, a ben pensarci, anche di giustizia sociale.
In sintesi – ha poi concluso il medesimo relatore – occorre mantenere allo Stato i compiti di giustizia, esercito e polizia, e rendere privato pressoché tutto quello che oggi lo Stato stesso gestisce con intervento diretto nella produzione di beni e servizi e molte delle strutture che concorrono alla sua attività amministrativa.
Alla fine della relazione, si è svolto un ampio e articolato dibattito, alimentato dagli interventi dei partecipanti e dalle domande che gli stessi hanno posto al relatore, che è stato così sollecitato ad approfondire ulteriormente l’argomento trattato.
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