“Il liberalismo, quello vero e quello falso”, è stato il tema che il prof. Carlo Lottieri dell’Università degli Studi di Siena ha sviluppato al 3° seminario della Scuola di Liberalismo “Ludwig von Mises” 2014 – VI edizione di Catanzaro, presso l’ateneo Magna Graecia.
“Del liberalismo circolano molte versioni, soprattutto di comodo” - ha evidenziato Sandro Scoppa, presidente della Fondazione “Vincenzo Scoppa”, promotrice dell’iniziativa, nell’introdurre il seminario. “E ciò - da una parte - è anche dovuto ai molteplici significati della stessa parola “liberalismo”, che hanno dato luogo a un vero e proprio ingorgo semantico; dall’altro - all’esistenza, come esattamente rilevato da Hayek, di due principali tradizioni di pensiero, che si descrivono entrambe come liberali ma poggiano su basi filosofiche completamente diverse e giungono a conclusioni simili solo su pochissimi punti.
Solo il sistema di principi che difende la libertà individuale di scelta e sostiene la necessità di limitare il potere pubblico deve intendersi come liberalismo - ha ancora rilevato Sandro Scoppa - mentre l’altro tipo, che comprende anche la tradizione liberal sviluppatasi negli Stati Uniti, è piuttosto anti-liberale, variamente autoritaria, interventista e statalista.
Ha quindi svolto la sua relazione il prof. Carlo Lottieri, il quale ha innanzi tutto evidenziato come la tradizione liberale sia stata, da un lato di fondamentale importanza, e, d'altro lato, assai marginalizzata. Il liberalismo, infatti, ha influenzato in maniera decisiva lo sviluppo della società occidentale ma, al tempo stesso, le sue tesi fondamentali sono state poi in larga misura abbandonate.
Autore di un recente volume dal titolo “Liberali e non. Percorsi di storia del pensiero politico”, Lottieri ha presentato il senso di questa operazione culturale, che è stata costruita attorno al contrasto da un autore riconosciuto come autenticamente liberale e uno, invece, che a giudizio di Lottieri liberale non è. In qualche caso la contrapposizione non pone problemi (come nel caso della coppia Marx – Tocqueville), ma in altri casi le cose sono diverse. È infatti liberale Spencer ma non lo è Mill, è liberale Hayek ma non lo è Keynes, è liberale Rothbard ma non è lo Rawls.
Giustificando questa scelta molto netta (fedele alle ragioni del liberalismo classico e del libertarismo), il relatore ha quindi tracciato quelli che possono essere i veri confini di una filosofia politica che voglia porre al centro la libertà individuale e che, per questo motivo, si proponga di contenere il potere pubblico. E quindi è chiaro che per il docente dell’ateneo senese sono liberali quanti difendono la proprietà privata, il contratto, il pluralismo istituzionale (anche federale), gli scambi di mercato, mentre non lo sono i difensori della sovranità, gli egualitaristi, gli artefici delle politiche di welfare.
Alla fine della relazione si è svolto un ampio e articolato dibattito, che è stato alimentato dalle domande e dalle riflessioni dei partecipanti, e dagli approfondimenti sviluppati del relatore.
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