9° seminario - Tavola rotonda I ritardi dell'Italia e la via liberale allo sviluppo Maurizio Bonanno - Marco Taradash - Paolo Abramo 30 marzo 2012 - Camera di Commercio di Catanzaro
Il tema della tavola rotonda si sviluppa muovendo dall’attuale situazione italiana ove, a fronte di una tassazione elevata e di una presenza pervasiva dello Stato, si registrano notevoli ritardi nei processi di privatizzazione e liberalizzazione di settori cruciali per lo sviluppo e la modernizzazione del Paese.
In effetti, in un mondo ormai globalizzato, è impossibile anche solo pensare a una vera transazione verso un’economia concorrenziale in assenza di un ampio progetto di privatizzazioni e liberalizzazioni, e le due cose possono solo procedere assieme. Liberalizzare, naturalmente, non significa imporre una farmacia ogni 3300 abitanti (invece che ogni 5 mila) o distribuire qualche licenza in più a nuovi tassisti. Né, d’altra parte, privatizzare significa trasferire un pezzo di Stato in una S.p.a. posseduta, o comuque, controllata grazie a una golden share, dallo Stato medesimo.
Privatizzare e liberalizzare significa affrancare la vita economica dalla presenza di politici e burocrati di Stato: ciò è davvero urgente, anche per iniziare a ricostituire le regole basilari della convivenza. E aiuterebbe altresì ad abbassare il debito, a liberarci dalla Casta e dai connessi insopportabili costi, ad avere un’economia più dinamica, a introdurre il pluralismo in settori chiave.
Significa anche liberalizzare il lavoro, estromettendo lo Stato e la sua legislazione dalla libera negoziazione sociale, tra chi domanda e chi offre lavoro. È così che si può restituire alle parti la libertà di regolamentare autonomamente i propri interessi, anche perfezionando contratti diversi da quello a tempo indeterminato, che avrebbero «valore di legge tra le parti» (art. 1374 c.c.). E queste sarebbero tenute ad adempiere alle obbligazioni assunte per non incorrere nelle sanzioni eventualmente già inserite nell’accordo contrattuale e comunque previste per i casi di inadempimento. Liberalizzare il sistema previdenziale, e particolarmente quello pensionistico, abbandonando il vigente sistema a ripartizione, il quale, al di là della sue ormai consolidate finalità redistributive, rappresenta pure un ibrido, e inserire al suo posto il diverso sistema a capitalizzazione su basi private, che è invece imperniato sulla responsabilità individuale e sull’investimento di risparmi privati, e non prevede trasferimenti coercitivi da un individuo a un altro.
Significa pure ridurre notevolmente il peso della burocrazia e della mano pubblica nonché l’imposizione fiscale, operando sia nella direzione di una drastica riduzione della tassazione generale sia con la soppressione dei tanti, e per la maggior parte incomprensibili ed ingiustificabili, balzelli che costellano il panorama erariale italiano.
Diversamente, laddove dovesse essere ancora mantenuta l’attuale situazione, continueremo a rilevare una crescita pressoché impercettibile dell’economia, l’aumento della disoccupazione e l’ ulteriore dilatarsi del deficit di bilancio. E il tracollo sarà inevitabile.