4° seminario
Liberalismo, banca centrale e moneta
prof. Giuseppina Gianfreda - Università degli Studi della Tuscia di Viterbo
18 febbraio 2012 - Università Magna Graecia di Catanzaro
Nella tradizione liberale, la preoccupazione principale in tema di politica monetaria è sempre stata quella di sottrarre la gestione della moneta alla discrezionalità del banchiere centrale. Alla base di tale preoccupazione vi sono problemi di natura diversa, dai “guadagni da inflazione”, tipicamente ricercati dai governi per far fronte a elevati debiti pubblici, allo sfruttamento del ciclo politico, consistente nei tentativi di incrementare la popolarità dei governi in carica cavalcando trade-off di breve periodo tra inflazione e disoccupazione, agli aspetti di interazione tra politiche monetarie e aspettative, con i noti problemi di coerenza temporale ampiamente analizzati in letteratura. Tuttavia, a fronte della comune preoccupazione di isolare la gestione della moneta dalle influenze di tipo politico e dai “bias” associati alla discrezionalità, le soluzioni avanzate le posizioni espresse nell’ambito del pensiero liberale non possono certamente dirsi omogenee. Da un lato vi sono proposte finalizzate a sottoporre la gestione della politica monetaria a regole, siano esse regole di condotta, più o meno flessibili, che di performance, come l’imposizione di obiettivi. Dall’altro però vi sono delle soluzioni che passano per la soppressione della banca centrale. Ciò può avvenire sia quando i paesi rinunciano alla sovranità monetaria adottando di fatto o di diritto monete di altri paesi tradizionalmente più “virtuosi”, come ad esempio i sistemi di currency board o di “dollarizzazione”, oppure nei casi di “private money”, come i modelli di free banking. Attorno all’emissione privata di moneta, a lungo messa da parte in quanto ritenuta una soluzione non percorribile per i sistemi monetari moderni, si sta assistendo ad un rinnovato interesse, anche a seguito di contributi teorici che ne hanno messo in evidenza le condizioni di stabilità. Tuttavia, per l’ottica liberale, al di là delle regole su cui si basa l’emissione privata di moneta, particolarmente rilevante è l’analisi delle cause dell’abbandono di tali sistemi, che storicamente hanno preceduto la nascita della banca centrale. Infatti, l’evoluzione dei sistemi di pluralità di emissione in sistemi di monopolio è stata generalmente dettata da esigenze politiche di finanziamento degli Stati piuttosto che da aspetti endogeni al sistema. Non fa eccezione il nostro paese, dove la nascita della Banca d’Italia nel 1893 - derivante dalla fusione della Banca Nazionale del Regno con le due banche toscane - ha rappresentato l’esito di un processo politico piuttosto che l’espressione di un processo di mercato.
La prof. Giuseppina Gianfreda laureata in Scienza Politiche, Ph.D in Economia all'università di Paris-Dauphine, dal 1998 al 2006 funzionario presso l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Dal 2006 ricercatrice in Economia Politica presso l'università della Tuscia, dove insegna Economia dell'Informazione ed Economia Politica. I suoi campi di ricerca spaziano dalla concorrenza, alle istituzioni e alla moneta. Tra gli altri saggi, è autrice di “Pubblicità e teorie economiche”, “Mercato o politica monetaria?”, “Le fasi iniziali della crisi Argentina: una spiegazione monetaria?” e “Market access, organic farming and productivity: the determinants of creation of economic value on a sample of Fair Trade affiliated Thai farmer”.