8° seminario Il principio di nazionalità e la libertà politica prof. Alessandro Vitale - Università degli Studi di Milano 20 marzo 2015 - UMG Catanzaro, facoltà di Giurisprudenza
Il nazionalismo è stato e continua a essere un fenomeno capace di attrarre masse e popoli, di coinvolgerli, mobilitarli e di spingerli a comportamenti irrazionali, in larga parte pericolosi per la libertà dei singoli e delle convivenze. Pur possedendo una radice comune con il patriottismo (il legame identitario con la propria convivenza d’origine, la propria cultura e le proprie tradizioni) e sfruttando abilmente l’attaccamento e il legame di fedeltà che quello è in grado di produrre, dalla seconda metà del XVIII secolo in Europa il “nazionalismo di Stato” (esportato poi in tutto il mondo) è diventato uno strumento principe della politica e un ammennicolo dello Stato, un suo programma, una sua bandiera e un suo distintivo.
Basato sulla finzione collettiva della “nazione”, produzione artificiale e inventata (quale prodotto dello Stato), il nazionalismo è servito a legittimare per lungo tempo, in modo formidabile e incontrastato, il potere politico concentrato nello Stato, fino a trasformarsi in caricatura parareligiosa “laica” e produrre conseguenze devastanti: le guerre più cruente della storia contro altre “nazioni” di popoli fanatizzati e un’azione di inesausta repressione, interna agli Stati, contro i propri popoli, finalizzata a spianare tutte le differenze, pluralità e minoranze, al fine di produrre unità politica e omogeneità, ossia i principali fini e la ragion d’essere stessa dello Stato moderno. Nazionalismo e patriottismo (anche quello nei confronti delle “vere” nazionalità, sempre piuttosto piccole e basate su un concreto e rilevabile “minimo comun denominatore”, fatto di elementi in comune) possiedono entrambi un carattere esclusivista, che diventa tanto più pericoloso quanto più si accentua, secondo la logica della politica e, nel caso del nazionalismo moderno, quando diventa strumento dello Stato “nazionale”, per definizione territoriale ed escludente.
Il Liberalismo del XIX e del XX secolo si è gravemente compromesso con il nazionalismo “di Stato”, finendo invischiato in contraddizioni e aporie senza fine (ad es. nel contrasto fra principio nazionale, di origine aristocratica e le sue basi giusnaturalistiche) e perdendo il suo carattere universalistico.
Il neonazionalismo contemporaneo è del pari estremamente pericoloso e richiede una vigilanza costante, mentre solo il patriottismo (irriducibile) delle piccole patrie sembra essere in grado di conciliarsi (con identità multiple ed economicamente) con l’apertura al resto del mondo, a patto che fuoriesca dalla logica sovranista internazionale moderna, rientri nell’universo federale-policentrico e rifiuti di politicizzarsi, di territorializzarsi e soprattutto di statalizzarsi.
Il prof. Alessandro Vitale insegna Analisi della Politica Estera/Politica Estera Comparata, Relazioni Internazionali e Sistemi Politici Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Milano. Ha insegnato in Università italiane e straniere e tenuto conferenze in Università inglesi, statunitensi e dell’Europa Centrale e Orientale. È stato ricercatore e responsabile dell’Osservatorio sull’Europa Centr. e Orientale dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI, Milano) e del Non Governmental Peace Strategies Project (dir. Amb. G. Picco - ONU). Free lance correspondent di Radio Free Europe/Radio Liberty (Praga), è stato allievo e ha lavorato con Gianfranco Miglio nelle ricerche sulla teoria federale. Ha pubblicato, tra l’altro, I Concetti del Federalismo (1995), L’Unificazione impossibile (2000), El Primer Israel (Buenos Aires, 2007), La Russia postimperiale (2009), L’Europa alle frontiere dell’Unione (2010) e numerosi articoli e studi, usciti in cinque lingue e in otto Paesi. Il 27 agosto 2010 ha ricevuto a Soverato il Premio Internazionale Liber@mente.