7° seminario
I fondamenti della Scuola Austriaca di Economia
prof. Enrico Colombatto - Università deli Studi di Torino
4 marzo 2011 - Università Magna Graecia di Catanzaro
 
 
 
Esiste ampio accordo sul fatto che la Scuola Austriaca di Economia ha avuto origine con la pubblicazione nel 1871 dei “Principi fondamentali di Economia” di Carl Menger (1840-1921). Questi è stato professore di economia politica all’Università di Vienna dal 1873 al 1903. E la sua opera ha contribuito in maniera decisiva al progresso della teoria economica, perché con i contemporanei lavori di Leon Walras e William Stanley Jevons ha dato vita alla cosiddetta “rivoluzione marginalistica”. Menger, liberale classico e individualista metodologico, ha posto in luce la base soggettiva del valore economico e formulato quella che oggi conosciamo come la teoria dell’utilità marginale, secondo cui il valore di un bene dipende dall’utilità attribuita all’ultima dose consumata o che si intende consumare. Menger si è inoltre distinto nella disputa epistemologica, in cui si è contrapposto alla Scuola storica tedesca dell’economia, la quale negava la possibilità delle scienze sociali teoriche e dava così spazio a un generalizzato sistema di intervento della mano pubblica. L’opera di Menger ha direttamente o indirettamente influenzato il successivo sviluppo di altri studiosi austriaci. I suoi immediati seguaci sono stati Friedrich von Wieser e Eugen von Böhm-Bawerk. Poi, è venuto Ludwig von Mises e, come esponente di punta di quarta generazione, si è collocato Friedrich A. von Hayek. Uno tra i più importanti contributi della Scuola Austriaca è sicuramente legato alla “teoria del ciclo economico”, la cui prima formulazione si deve a Mises. Questi ha innovativamente realizzato un significativo ampliamento dell’edificio teorico “austriaco” e dato corpo alla struttura della cosiddetta “teoria austriaca del ciclo economico”, che si è completata con le aggiunte, a partire soprattutto dalla sua opera del 1929 (Geldtheorie und Konjunkturtheorie), apportate da Hayek. Gli “austriaci” vedono nelle politiche realizzate dalle banche centrali la causa del ciclo economico. Lo strumento utilizzato è il tasso d’interesse. Tassi tenuti artificiosamente bassi alterano il meccanismo allocativo, perché non selezionano più i progetti produttivi. Soluzioni meno efficienti sottraggono risorse alle soluzioni più efficienti; e ha prevalenza l’indebitamento a medio e lungo termine. Si realizza così un’alterazione allocativa che prende inizialmente la forma di un boom e che si nutre solamente di risorse inflazionistiche. La crisi è quindi già in itinere nel momento stesso in cui quelle politiche monetarie hanno inizio. E si manifesta poi con l’esplosione degli errori imprenditoriali che un tasso d’interesse artificiosamente basso induce a commettere. Le manipolazioni monetarie rappresentano solo una parte delle manifestazioni dell’interventismo statale, di cui la Scuola austriaca è stata severa critica. La teoria austriaca del ciclo economico è stata ulteriormente illustrata da Murray N. Rothbard, allievo di Mises ai seminari presso la New York University, ne La Grande Depressione. Rothbard ha spiegato che la crisi del ’29 è stata il prodotto di una prolungata “inflazione del credito”, i cui effetti sono pienamente spiegati proprio dalla teoria austriaca del ciclo. Il che non è tutto. Alla luce degli insegnamenti “austriaci” è possibile decifrare anche l’attuale crisi finanziaria internazionale, che non è il prodotto del “perverso” sistema capitalistico, ma delle manipolazioni e degli interventi che hanno impedito e impediscono al mercato di poter correttamente operare. .
 
Il prof. Enrico Colombatto si è laureato in Economia e Commercio all'Università di Torino nel 1977, ha ottenuto un Master in Scienze economiche alla London School of Economics nel 1978 e un Ph.D. nella medesima scuola nel 1983. Professore ordinario di Politica Economica nella Facoltà di Economia dell'Università di Torino, è direttore dell'International Centre for Economic Research (ICER). Ha insegnato e svolto attività di ricerca presso diverse università, tra cui Paris II, Aix Marseille III, Stanford, Northwestern. I suoi attuali interessi di ricerca riguardano temi di metodologia, economia internazionale, crescita e sviluppo, economia istituzionale.