Con la lectio magistralis del prof. Lorenzo Infantino, ordinario presso la Luiss “Guido Carli” di Roma, su: “Liberalismo e scelta individuale”, ha preso il via presso la Camera di Commercio di Catanzaro, la Scuola di Liberalismo “Ludwig von Mises” 2012, il corso di formazione politica sul liberalismo classico.
Dopo i saluti di Paolo Abramo, presidente della Camera di Commercio di Catanzaro, Sandro Scoppa, presidente della Fondazione Vincenzo Scoppa, organizzatrice della manifestazione, ha aperto i lavori sottolineando l’attualità e la validità della Scuola di Liberalismo di Catanzaro, il cui progetto culturale si sviluppa nell’ambito del liberalismo classico.
La stessa Scuola - ha quindi rilevato il medesimo presidente della fondazione organizzatrice - propone un percorso formativo che appare inoltre necessario per comprendere gli avvenimenti del nostro tempo e per individuare le riforme indispensabili per la modernizzazione della società.
Ha poi preso la parola il prof. Lorenzo Infantino, il quale ha anzitutto chiarito che il liberalismo deve essere inteso come l’istituzionalizzazione della libertà individuale di scelta, conseguita tramite la limitazione e il controllo del potere pubblico. È noto che l’inventariazione e la soluzione dei problemi della vita individuale e collettiva possono essere affidate all’azione dei governati o possono essere fatte proprie dai governanti. La teoria liberale imbocca la prima delle due strade. Sottrae quindi la cooperazione volontaria alle prescrizioni del potere pubblico e ne fa l’oggetto della scelta individuale. Ossia: la limitazione della sfera d’intervento dei pubblici poteri è finalizzata al “recupero” di un estesissimo territorio, su cui rendere possibile l’esercizio dell’autonomia decisionale dei cittadini.
Il liberalismo - ha poi aggiunto il relatore - non punta tuttavia all’estinzione della presenza pubblica. Il potere pubblico è infatti insopprimibile. Deve però limitarsi a svolgere una funzione di servizio nei confronti della libera cooperazione sociale. Occorre allora avere regole e controlli, che riducano al minimo la possibilità dei governanti di danneggiare i governati. La questione è impedire all’uomo di fare il peggio quando è al peggio, condizione a cui nessun essere umano può sottrarsi.
Il prof. Infantino ha infine concluso la sua relazione soffermandosi sul grandioso processo di esplorazione dell’ignoto e di correzione degli errori, reso possibile dalla cooperazione volontaria, e sulla necessità di affidarsi alla scelta individuale e all’esteso procedimento di scoperta da questa resa possibile.
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